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Seminario di Filosofia teoretica anno 2019

Martedì 21 maggio 2019, ore 15:00
DILEF-via della Pergola 60, Firenze
sala "la Pergola"

 

Josefa Toribio (Barcelona Institute of Analytic Philosophy)

Implicit bias: cognitive vice or bang on the head?

 

Abstract: It has recently been argued that beliefs formed on the basis of implicit biases pose a challenge for accessibilism, since implicit biases are consciously inaccessible, yet they seem to be relevant to epistemic justification. Recent empirical evidence suggests, however, that while we may typically lack conscious access to the source of implicit attitudes and their impact on our beliefs and behaviour, we do have access to their content. In this paper, I discuss the notion of accessibility required for this argument to work vis-à-vis these empirical results and offer two ways in which the accessibilist could meet the challenge posed by implicit biases. Ultimately both strategies fail, but the way in which they do, I conclude, reveals something general and important about our epistemic obligations and about the intuitions that inform the role of implicit biases in accessibilist justification.


Lunedì 20 maggio 2019, ore 17:00
DILEF-via della Pergola 60, Firenze
sala "la Pergola"

 

Uriah Kriegel (Universität Hamburg)

The Value of Consciousness

 

Abstract: Recent work within such disparate research areas as the epistemology of perception, theories of well-being, applied ethics (especially medical ethics and animal ethics), the philosophy of consciousness, and theories of understanding in philosophy of science and epistemology has featured disconnected discussions of a single underlying question: What is the value of consciousness? The purpose of this paper is to construct a theoretical framework in which this question could be addressed systematically and clearly, as well as to explore and review possible elements of an answer.


Mercoledì 17 Aprile 2019, ore 14:00
DILEF-via della Pergola 60, Firenze
sala "Altana"

 

Alfredo Tomasetta (IUSS PAVIA)

Il Fisicalismo è Ovviamente Falso?

 

Abstract: Secondo G. E. Moore, ci sono credenze così ovvie che qualsiasi premessa di un argomento che cerchi di contestarne una è meno certa della credenza stessa. Tra queste credenze mi pare plausibile includere la seguente idea: (C) Si può sapere che cosa sia una certa esperienza (per esempio, un orgasmo) solo se la si è provata. Sostengo che il comportamentismo, la teoria dell'identità, il funzionalismo e il fisicalismo in generale circa la mente cosciente implicano la falsità della credenza C. Se però C è una credenza ovvia, la verità del fisicalismo è messa seriamente in discussione.


martedì 26 Marzo 2019, ore 11:00
DILEF - via della Pergola 60, Firenze
piano I, sala "La Pergola"


Marco Fenici (Bilkent University)

Teorie e meta-teorie del mindreading: Una difesa estesa della prospettiva socio-culturale


Abstract: Il mindreading—a volte anche detto “Teoria della Mente” (ToM)—è abitualmente definito come la capacità di ascrivere atteggiamenti proposizionali (quali credenze, desideri, intenzioni, etc.) con lo scopo di comprendere, spiegare e predire il comportamento. In filosofia e scienze cognitive, molti ritengono che tale abilità sia stata selezionata nel corso dell’evoluzione naturale della nostra specie (Cosmides & Tooby, 1992; Dunbar, 1998), e sia prodotta da strutture cognitive innate (Baillargeon, Scott, & Bian, 2016) che possono essere danneggiate selettivamente (Baron-Cohen, 1995). Contro tale proposta, altri hanno sostenuto più recentemente che l’esposizione a conversazioni che menzionano gli stati mentali è lo strumento che permette al bambino di accedere alla “comunità delle menti” (Nelson, 2005). Così, il mindreading dipende da una particolare pratica discorsiva, ed è un prodotto dell’evoluzione culturale piuttosto che di quella biologica (Fenici & Garofoli, 2017; Heyes & Frith, 2014; Hutto, 2008).
Benché lo scontro tra teorie naturali e teorie socio-culturali al mindreading sia motivato da diverse interpretazioni dei dati empirici (Fenici, 2015b), esso dipende anche da prospettive metafisiche diverse riguardo al concetto di credenza. In particolare, in questa relazione, sosterrò che mentre il retroterra metafisico della prospettiva naturalista è alquanto noto (Fodor, 1987), la prospettiva socio-culturale manca di un quadro metafisico unificato, e provvederò a organizzare tale quadro. Introdurrò quindi un approccio al predicato di credenza come predicato di misura (Matthews, 2007). Argomenterò quindi che è possibile introdurre il lessico mentale in un linguaggio sulla base del fatto che esso individua delle ragioni oggettive (nel mondo) e non soggettive (nella testa degli individui) di un’azione (Gordon, 1986). Discuterò inoltre l’importante funzionale di regolamentazione delle interazioni sociali del lessico mentale (Andrews, 2012; Bruner, 1990; McGeer, 2007), che ha motivato la sua introduzione nel linguaggio. Concluderò quindi che (1) esiste un quadro metafisico alternativo a quello tradizionale che permette di fornire una semantica adeguata per gli atteggiamenti proposizionali di credenza anche negando che essi si riferiscano a stati rappresentazionali nella mente/cervello di un agente cognitivo, e che (2) i bambini possono formarsi un concetto di credenza acquisendo progressivamente tale quadro nelle loro interazioni linguistiche quotidiane (Carpendale & Lewis, 2015; Tomasello, 2009), e senza possedere un concetto innato di credenza (Fenici, 2015a, 2017; Fenici & Zawidzki, 2016).


 

Ultimo aggiornamento

19.01.2024

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